Cosa pensava Platone di Solone?
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2421-4124/12590Parole chiave:
pensiero politico, costituzione mista, Platone, Solone, AristoteleAbstract
La riforma di Solone in Atene (inizi VI sec. a.C.) è oggetto di ampia discussione: riforma costituzionale organica (politeia) o singole leggi settoriali? La testimonianza di Platone ha ricevuto scarsa attenzione da parte della critica, concentratasi prevalentemente sui passi del Carmide e del Timeo che alludono alla parentela (syngheneia) tra i due. In effetti, il filosofo è piuttosto avaro di particolari e non descrive esplicitamente la ‘costituzione di Solone’; tuttavia, dall’esame completo dei riferimenti, per quanto possibile in ordine cronologico, emergono alcuni dati chiari e un pensiero in evoluzione. A differenza di Aristotele ed Erodoto, Platone delinea un ritratto alquanto riduttivo del Solone poeta e sapiente; ma, quale legislatore, nei dialoghi della maturità lo annovera ripetutamente tra i ‘grandi’ del passato, che con riforme della politeia hanno fissato l’identità dei propri organismi statali. Infine nelle Leggi, l’ultima sua opera, Platone mostra di conoscere bene alcune leggi soloniche ed esprime un blando apprezzamento per il loro autore. Nel complesso, la testimonianza platonica non contraddice quella molto più approfondita e favorevole di Aristotele, ma nemmeno vi coincide: sulla persona del legislatore, come anche sulle spinose questioni connesse alla sua ‘costituzione’, quali l’ideologia della ‘costituzione mista’ e quella della patrios politeia ateniese, le posizioni dei due filosofi risultano distanti, sia nell’impianto concettuale che nel giudizio politico.
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