Lavoro e libertà nelle speculazioni di Gianvincenzo Gravina, di Giambattista Vico e di Francesco Longano
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2421-4124/12592Parole chiave:
Gianvincenzo Gravina, Giambattista Vico, Francesco Longano, Libertà, LavoroAbstract
Il saggio prende in esame le tematiche del lavoro e della libertà nell’ambito della filosofia di tre importanti esponenti della cultura moderna di area meridionale: Gianvincenzo Gravina, Giambattista Vico e Francesco Longano. Lavoro e libertà si intrecciano nella speculazione di questi pensatori, anche se diverse sono le problematiche che essi evidenziano relativamente a questo intreccio. Gravina si pone il problema del lavoro intellettuale: il sapiente, nella sua visione culturale, è il solo capace di porre un freno sia all’irruenza del volgo sia all’autoritarismo dei governanti; in questo senso, è solo col lavoro dell’intellettuale che si può giungere alla conquista della libertà. Vico presenta il lavoro nel suo sviluppo storico, ponendolo nell’ottica del conflitto che viene a generarsi fra «eroi» e «famoli», prima, e fra «patrizi» e «plebei», poi; nella concezione del filosofo napoletano il lavoro porta, col tempo, le classi più deboli a prendere coscienza della loro infelice condizione e pone le basi per un cambiamento in senso democratico della società. Longano, infine, prende di petto la questione della schiavitù, ancora viva nella seconda metà del Settecento, giungendo a proporre una società di stampo “comunista” nell’utopia della città di Filopoli, nella quale sono garantite sia la libertà sia l’equità del lavoro.
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