La "politesse", l"humanitas" e l’imperialismo. Una riflessione di Montesquieu ("EL" XIX, 27) e l’"Agricola" di Tacito

Autori

  • Sergio Audano Centro di Studi sulla Fortuna dell’Antico “Emanuele Narducci” – Sestri Levante

DOI:

https://doi.org/10.6092/issn.2421-4124/10733

Parole chiave:

Tacito, Agricola, humanitas, imperialismo, politesse

Abstract

Una riflessione di Montesquieu sul rapporto tra assolutismo, ozio e "politesse" ("EL" XIX, 27) si collega, per il tramite di una nota poi cancellata nel manoscritto, al cap. 21 dell’"Agricola" di Tacito, dove sono enunciate le modalità con cui Agricola, suocero dello storico e generale vittorioso sui Britanni, aveva imposto gradualmente (e abilmente) una conquista non solo militare, ma anche culturale. La civiltà romana, definita nella sua complessiva “superiorità” come "humanitas", poteva offrire facilmente strumenti di seduzione (templi, fori, case, vestiti eleganti e modi raffinati) che spegnevano ogni ricordo della passata libertà, annullavano qualsiasi memoria identitaria e comunitaria e contribuivano così all’affermazione di lunga durata dell’imperialismo romano. Sempre nell’"Agricola", Tacito propone però anche il punto di vista dell’avversario col celebre discorso del comandante britanno Calgaco prima della decisiva battaglia del Monte Graupio: la nota metafora del “deserto chiamato pace” si spiega bene se associata non solamente al tradizionale militarismo espansionista romano, ma, come acutamente notato da Montesquieu, anche alle sottili e mirate conquiste dell’"humanitas".

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Pubblicato

2020-04-01

Come citare

Audano, S. (2020). La "politesse", l"humanitas" e l’imperialismo. Una riflessione di Montesquieu ("EL" XIX, 27) e l’"Agricola" di Tacito. Montesquieu.It, 12(1). https://doi.org/10.6092/issn.2421-4124/10733

Fascicolo

Sezione

Articoli